La campagna elettorale per il rinnovo delle cariche dell’Associazione Lombarda Giornalisti e per l’elezione dei delegati al Congresso Fnsi è partita. E con essa l’inevitabile ridda di post provocatori e atti d’accusa, conditi da una buona dose di imprecisioni e falsità, contro chi ha gestito il sindacato in questi anni.
Del resto – come diceva qualcuno – è facile dar buoni “consigli” se non si può dare cattivo esempio.
I tempi difficili durano da dieci anni e non sono finiti. Sono i peggiori nella storia del giornalismo italiano. La crisi che ha colpito il nostro mondo non è stata per gli editori un’occasione per riorganizzare e rilanciare il settore con idee nuove e investimenti. È stato solo occasione per smettere di investire e tagliare, tagliare, tagliare.
In questo scenario sconfortante, STAMPA DEMOCRATICA che ha guidato l’Associazione lombarda dei giornalisti ha agito nell’unico modo possibile e connaturato al proprio DNA: con fermezza, serietà e responsabilità.
Mentre altri si avventuravano in ricorsi temerari contro il contratto (peraltro forse il più forte contratto collettivo rimasto su piazza, che infatti gli editori ci rinfacciano e che vorrebbero demolire) e contro il nuovo Statuto (approvato con oltre mille voti favorevoli contro 9 contrari), reo di svecchiare quello precedente e considerato “illegittimo” perché votato online invece che con le buste di carta, STAMPA DEMOCRATICA ha:
GESTITO DECINE DI VERTENZE PER DIFENDERE I COLLEGHI – Vertenze a volte reiterate dagli editori incapaci di gestire la crisi. Lo ha fatto nei grandi gruppi editoriali (Rcs Periodici, Rcs quotidiani , Sole 24 Ore, Mondadori, Condé Nast, Monti-Riffeser , Hearst, Sky, Reuters) e nelle case editrici medie e più piccole, come New Business Media, Netmedia Europe, Il Millionaire, Class Editori, Telecity, Fashion, il Corriere di Como, La Provincia di Como, L’Eco di Bergamo, la Provincia di Cremona, La Voce di Mantova, Vita Cattolica, Vita, Duesse, la Prealpina, Brescia Tv, Telecolor, Gaghi Editore, DPrint, Edizioni Vero, Libero, Affari Italiani, La Padania, Bergamo&Sport, Radio Popolare, Ediman, il Cittadino di Monza, Guido Veneziani Periodici, Tucano, Edisport, La7, L’Unità, LaPresse, TVN, Swangroup, Metro, Mondadori Scienza, Italicae Books, Panini, Giunti, Lettera43 (quest’ultima per contrattualizzare i colleghi senza contratto) e negli uffici stampa della Regione Lombardia, oltre che nella testate Lombardia Notizie.
RIPORTATO IL SINDACATO AL CENTRO DELLA SOCIETÀ CIVILE – Abbiamo organizzato come vertici ALG presìdi sotto le redazioni Condé Nast, Hearst e per Mondadori, in piazza Duomo, sul cavalcavia della Brebemi a Segrate e davanti alla Regione Lombardia. Siamo andati davanti alla DTL per il caso Alba Solaro, abbiamo organizzato la Manifestazione #giornalistinpiazza del 24 novembre 2017, riempiendo piazza della Scala, abbiamo organizzato con la Fnsi la manifestazione del 30 maggio #voce ai giornalisti; portato la ALG per la prima volta al corteo del Primo maggio e a quello dell’8 marzo con le colleghe di Condé Nast messe in cassa integrazione. Siamo stati a Pavia, Brescia e Lecco a sostenere con presidi i giornalisti minacciati. Abbiamo organizzato la manifestazione #GiuLeManiDallInformazione davanti alla Prefettura di Milano.
PUNTATO SULLA FORMAZIONE E SULLA CIRCOLAZIONE DELLE IDEE – Nostra è l’idea della “scuola dei CDR”, incontri di formazione per i comitati di redazione con la partecipazione dei legali della Lombarda. Abbiamo lanciato il “tavolo delle idee” sfociato tra le altre cose in un convegno sugli “influencer” e su quali sono i riflessi sulla nostra professione.
LA ALG GUIDATA DA SD HA PORTATO GLI EDITORI IN TRIBUNALE – Ha fatto causa (vincendola) per comportamento antisindacale a Dprint. Si è costituita a fianco della collega Chiara Alpago Novello licenziata da Conde Nast.È andata in giudizio contro Visibilia e si è costituita parte civile nel processo per l’omicidio di Andrea Rocchelli, il reporter pavese ucciso in Ucraina. E oggi, come ha sempre dichiarato, la ALG sta valutando un ricorso giudiziario sul caso Panorama.
STAMPA DEMOCRATICA non ha paura di mettere in campo anche gli avvocati, ma ritiene che il ricorso alle azioni legali, fatte coi soldi del sindacato e quindi dei colleghi, debba avvenire quando ci sono solidi presupposti e quando non si rischiano sentenze boomerang.
Questo, e molto altro, abbiamo fatto. Perché siamo Da una parte sola. Quella dei giornalisti.
E perché siamo convinti che #insiemepossiamo
Molto dobbiamo ancora fare. Il nostro programma e le nostre proposte le troverete a breve su queste stesse pagine.
Intanto, vi proponiamo i nostri candidati: