Oggi Stampa Democratica ha ricordato il suo fondatore Walter Tobagi. Lo ha fatto con una cerimonia semplice – come siamo certi sarebbe piaciuto a lui – in via Salaino all’angolo con via Solari, dove abitava e venne trucidato dalla Brigata XXVIII Marzo in una Milano impazzita. E la mente è subito andata a Giacomo Matteotti e a Piero Gobetti. Un socialista e un liberale uccisi dai fascisti, un socialista ucciso da terroristi di sinistra. Un qualcosa di incomprensibile, una follia. Di Matteotti e Gobetti Tobagi ricorda tantissimo: a 32 anni aveva già segnato – precocemente come Gobetti – la storia del giornalismo e del pensiero italiano e a Matteotti lo accomuna il coraggio, l’onestà, il senso della giustizia.
Per capire che non è una lettura agiografica basta leggere pochi dei suoi articoli. Si rimane colpiti, impressionati. Il ragionamento, la pacatezza, la fermezza sui principi e l’elasticità nella pratica sindacale quotidiana. Con sempre un punto fermo: i diritti dei lavoratori nel contesto dato. Continuamente alla ricerca di una strada possibile.
Oggi la vedova Stella e i figli Luca e Benedetta hanno preso parte a un ricordo sobrio. Poche parole di senso con il sindaco Giuseppe Sala, il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti, quello dell’Associazione lombarda dei giornalisti (di cui Walter era presidente) Paolo Perucchini. E ancora con la vicesegretaria della Federazione della Stampa, Anna Del Freo, il presidente dei Cronisti lombardi Fabrizio Cassinelli, Francesco Tartara e Claudio Scarinzi proboviro e membro del Direttivo ALG. Tutti di Stampa, di cui molti non sono potuti venire chi per la pandemia, chi per problemi di lavoro o salute. Una corona è stata deposta dal Comune di Milano, una dalla Lombarda insieme alla Federazione della Stampa, un mazzo di fiori bianchi dai Cronisti, un numero monografico dedicato a Tobagi de “Il Giornalismo” è stato distribuito.
Ma non si è voluto pensare solo alla sua morte. Al contrario, raccogliendo la sua testimonianza si è guardato alla vita, al futuro. E a una iniziativa simbolica: una panchina della memoria, un percorso anche culturale, per andare avanti. Una proposta della Fnsi e della Alg accolta da Sala, da decidere nei tempi e modi con la famiglia, e con la quale si vuole coinvolgere i giovani, le scuole di giornalismo, gli studenti. Fare leggere i suoi scritti.
Siamo andati via tutti – pur in un momento di dolore – più ricchi.