Parte da Milano la mobilitazione contro la riforma
Una mobilitazione nazionale ed europea contro il bavaglio all’informazione.
L’iniziativa parte da Milano: protagonisti la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, l’Associazione Lombarda dei Giornalisti, l’Ordine dei Giornalisti di Milano e l’Associazione Articolo 21. Ed è proprio il portavoce di Articolo 21, Beppe Giulietti, a lanciare quest’idea accolta immediatamente dal segretario nazionale della Fnsi, Raffaele Lorusso, dal Presidente dell’Alg Paolo Perucchini e da Franco Siddi, ex segretario generale FNSI e attuale rappresentante dell’Italia nella FIJ, la federazione internazionale dei giornalisti.
Il Convegno sulle minacce alla libertà di stampa che si accompagnano alle ipotesi finora circolate di modifica della legislazione italiana sulla diffamazione si è svolto il 23 marzo a Palazzo Marino, municipio di Milano, nella Sala dell’Alessi.
Hanno partecipato autorevoli rappresentati internazionali del settore dei media. Tra gli altri Ulrike Schmidt, dirigente del segretariato OSCE per il diritti dell’informazione, Olivier Da Lage, rappresentante del sindacato nazionale dei giornalisti francesi, e Paco Auduije, del sindacato dei giornalisti spagnoli.
Hanno aperto i lavori, dopo il saluto di Marizio Baruffi a nome del sindaco Pisapia, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia Gabriele Dossena, e Paolo Perucchini Presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti.
Unanime la valutazione negativa circa l’attuale elaborazione della prospettata riforma della diffamazione. Pur cancellando la carcerazione per reati di stampa (residuo di norme arcaiche, cui si fa raramente ricorso), la sanzioni pecuniarie e i vincoli che il testo licenziato dal Senato e oggi all’esame della Camera introduce, aumentano le limitazioni e i condizionamenti sulla libertà di giornali e giornalisti, anziché diminuirli.
Nulla è previsto per arginare il diffondersi di cause che hanno una funzione prettamente intimidatoria, paragonabili ad “avvertimenti” a tutta la categoria. Quelle che hanno indotto Reporters sans frontières a declassare l’Italia dal 49esimo posto nel mondo al 73esimo.
Parlando a nome di Dunja Mijatovic, segretario per le libertà dei media dell’OSCE, Ulrike Schmidt ha rilevato che gli organismi internazionali, compresa la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, stigmatizzano le tendenza di quei querelanti che non mirano una correzione dei giudizi o delle notizie, quanto alla rivalsa economica a danno di giornali e giornalisti, fino alla chiusura forzata di testate e alla rovina personale di operatori dell’informazione.
Caterina Malavenda, avvocato esperto dei media, ha mostrato che la legge italiana è già fortemente penalizzante; norme capestro per il web, le intercettazioni, le rettifiche senza replica alcuna sarebbero peggioramenti gravissimi per la possibilità di svolgere una funzione di controllo e di critica su ciò che avviene in politica, in economia e nella società.
Raffaele Lorusso, Segretario generale della FNSI, ha osservato che la cancellazione del carcere – scelta peraltro obbligata dopo le sollecitazioni degli organismi europei all’Italia – rischia di essere un cavallo di Troia per introdurre un bavaglio. Soprattutto ai giornalisti che non abbiano alle spalle aziende ricche, e giornali, emittenti o siti che faticano a quadrare i propri bilanci.
Franco Siddi, ex segretario FNSI oggi impegnato nella Federazione internazionale dei sindacati di settore, ha garantito una iniziativa a livello mondiale per la promozione della libertà di informazione e la tutela dei giornalisti che in molti paesi sono perseguitati o messi in condizione di non operare al meglio.
Giuseppe Giulietti, di Articolo 21, ha detto che è tempo che si tenga a livello europeo una iniziativa per la libertà di cronaca e per il diritto dei cittadini ad essere informati. Il problema non è solo italiano, anche se l’Italia, come dimostrano le classifiche internazionali, se la passa peggio di altri partner europei.
Contro le querele pretestuose, ha aggiunto, si dovrebbe promuovere l’introduzione del reato di molestie contro la libertà di opinione e di informazione, contro cioè l’art. 21 della Costituzione.
In Italia devono unire le loro forze, senza particolarismi – ha concluso Giulietti – FNSI, Ordine dei Giornalisti e associazioni interessate ai media. E per ricordare l’universalità del tema si deve insorgere e manifestare non soltanto quando la libertà di stampa è colpita in Europa, ma anche nelle occasioni – assai numerose – di paesi arabi o islamici in cui i giornalisti e i giornali sono repressi e perseguitati.