Cosa significa oggi impegnarsi per l’Ordine dei giornalisti? Intanto significa affrontare un lavoro non indifferente, con meno certezze di quante siano le variabili di cui tener conto in un mondo, quello dell’informazione, che sta cambiando alla velocità della luce sfuggendoci letteralmente di mano.
Oggi ci sono colleghi molto garantiti che lavorano in modo tradizionale, alcuni anche come 10 o 20 anni fa, e altri che senza alcun inquadramento, talvolta al limite della legalità, producono contenuti variamente diffusi poi come informazione, intrattenimento, pubblicità, o altro, sottopagati e umiliati, ma soprattutto senza prospettive.
Ci sono persone, ragazzi e ragazze, uomini e donne, che fanno comunicazione sempre più stretti dai poteri forti che la controllano: investitori, istituzioni, politica, editori. E non sempre chi sta nelle redazioni è un esempio di correttezza, anzi, diciamolo, alcuni colleghi sfruttano con spregiudicatezza non solo i contributori, delle notizie, ma anche quei poteri di cui parlavamo prima facendosi beffe di molte delle regole che poi vanno a ‘ripassare’ nei (peraltro eccellenti) percorsi di formazione permanente che vengono messi in campo.
Insomma, come si può intuire, la questione è complessa, perché riguarda il tramonto di un’epoca – non lo si nasconda – con la conseguente deregulation generale, che deve essere approcciata multidisciplinarmente, ovvero su più fronti: economico-sindacale, previdenziale, legislativo, disciplinare. Anche per la necessità che i giornalisti siano più coinvolti e informati sugli organi della categoria, perché solo così é possibile prendere coscienza dei propri diritti (e doveri).
In questo mosaico dai troppi tasselli sparpagliati, l’Ordine ha un ruolo centrale. Nel riflettere – velocemente – su come stiano cambiando le cose e nel prendere decisioni – altrettanto rapide – per tutelare quello che si deve tutelare e aprire le porte a ciò che magari invece è semplicemente il futuro, o è già il presente. Quindi magari va governato, perché far finta che non esista si ritorce verso quel futuro della professione che è bene comune di tutti.
Oggi a Milano si parla di fake news – dimenticandosi di quelle istituzionali – e dello stato della correttezza dell’Informazione oggi in Italia (al 79/mo posto su 179 nel Freedom index di Jsf!) relegando le ‘bufale’ a ‘problema’ del web. Ieri si parlava di Facebook, con accordi giganteschi che si apprestano a mutare ancora una volta il panorama della vendita e distribuzione delle notizie. L’altro ieri i nostri colleghi del sindacato erano impegnati nel far fronte a vertenze sempre più dure e sempre più numerose.
Domani e dopo si vota. Cerchiamo di fare qualcosa per i giorni a venire.
Rosi Brandi
Fabrizio Cassinelli
Cesare Giuzzi