Casagit: non è la nostra manovra

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Una riforma pesante, dai risvolti iniqui e difficilmente risolutiva dei problemi strutturali presenti da anni e che il Cda non ha saputo affrontare per tempo.

Ed è così che per tutti noi Casagit, da gennaio le cose cambieranno. • I rimborsi per le visite specialistiche saranno limitati. E ciascuno di noi dovrà pagare franchigie su qualsiasi prestazione sanitaria ordinaria che affronterà.• Le quote di contribuzione dei famigliari saranno riviste con la logica degli scaglioni “d’età” anagrafica e un deciso incremento dei contributi da versare.• Saranno dimezzate le tutele per disoccupati e cassaintegrati.• Non saranno più rimborsabili determinate tipologie di farmaci.

Ci è stato raccontato che la situazione della cassa è grave: perché c’è un buco “da gestire” pari a 6 milioni di euro, in procinto di arrivare, con la gestione 2024, a quasi 8 milioni.

È infatti questo il valore del disavanzo che, secondo i vertici di Casagit, la manovra proverà a correggere.

Ma da dove viene questo buco? 

È il risultato di un combinato disposto di almeno tre fattori. Ed è facile da riassumere. 1. Il calo dei giornalisti attivi, cioè i “grandi contribuenti” di Casagit. Quelli che obbligatoriamente versano mese per mese il 3,60% del loro stipendio. E che utilizzano molto poco i servizi Casagit. Tanto che a fine anno generano un attivo per la Cassa.2. Il forte peso, in termini di rimborsi richiesti su prestazioni, della componente degli aggregati ai giornalisti: quella, cioè,formata da parenti e affini. Questa parte ottiene in termini di rimborsi molto più di quanto paga.3. Infine, il progetto di allargamento alle nuove categorie: debolissimo sui cosiddetti “piani sanitari aperti” (nonostante le spese sostenute per le campagne promozionali fortemente volute dai vertici Casagit tra promoter, sponsorship e spot televisivi) e naufragato per quanto riguarda le “adesioni collettive” (nel 2024 questa strategia non ha portato più di una sessantina di persone).

La situazione è ben nota da tempo ai vertici dell’ente, visto che chi comanda oggi è coinvolto da oltre un decennio nella gestione dell’ente stesso. 

Ed è solo chi comanda in Casagit che ha scelto tempi e modi di questa manovra.

Le soluzioni che i vertici di Casagit hanno proposto sono appropriate? Forse: ma restano una scommessa, visto che le precedenti scelte non hanno migliorato niente.

Di certo questa non è la manovra che Stampa Democratica, la Lombardia e gran parte dei colleghi volevano.

Purtroppo, il confronto con la categoria è stato inesistente. I vertici di Casagit si sono limitati a raccontare, durante un incontro alla Federazione della Stampa e in occasione di pochi direttivi di Associazioni territoriali, la situazione e gli interventi già decisi dal consiglio d’amministrazione. Raccontare, perché in nessuna occasione i vertici di Casagit hanno consegnato o presentato (nonostante le nostre numerose richieste e sollecitazioni) documenti scritti.

Stampa Democratica è una componente libera e fortemente connessa con la categoria. E per questo ha come sua prima caratteristica distintiva il confronto aperto su tutti i temi.

Per noi la tutela sanitaria dei colleghi è un cardine essenziale del sistema. E in questo contesto il concetto di solidarietà è determinante.

Che fare ora?

La manovra va cambiata e corretta subito.

Chiediamo:- Una rimodulazione della contribuzione dei nuclei familiari che privilegi il carattere solidaristico, applicando criteri di progressività a scaglioni parametrati in base al reddito complessivo familiare.- La garanzia di copertura sanitaria per i colleghi in disoccupazione o cassa integrazione attraverso l’introduzione di un semplice contributo agevolato da applicarsi per tutto il periodo di utilizzo degli ammortizzatori sociali.- La reintroduzione dei rimborsi dei farmaci di fascia C almeno a partire da quelli legati a patologie croniche supportate da documentazione sanitaria anche da rinnovare anno per anno.- Un sistema premiante per i soci che, durante un anno, non arrivano ad una quota minima stabilita di rimborsi: a loro potrebbe essere permesso di avere un tetto più alto di rimborsi l’anno successivo.- Un sistema di limiti di rimborso “a blocco complessivo per nucleo familiare”, utilizzabile, quindi, senza attribuzione individuale dei limiti per ciascun componente.- Un sistema di “scarrellamento” delle quote non utilizzate tra coniugi.- La stipula, da parte di Casagit, di un’assicurazione collettiva integrativa, o “di secondo rischio”, sui cosiddetti grandi rischi sanitari, ad integrazione di quanto oggi già previsto- La stipula di un’assicurazione collettiva integrativa, o “di secondo rischio”, che permetta il rimborso delle quote extra limite su visite ed esami specialistici- La definizione di una stagione spinta su politiche di allargamento della platea contributiva ad aziende/categorie al termine della quale, però, aprire una fase di verifica sulla sostenibilità dell’ente, nonché una fase di valutazione e confronto con le principali assicurazioni private che operano nel campo sanitario- La valutazione di piani di investimento su strutture sanitarie proprie o collegate agli enti di categoria (Fnsi, Associazioni sindacali, Ordine, Fondo, Inpgi) nelle principali realtà territoriali al fine di controllare la spesa sanitaria, sulla scia della presenza dei Poliambulatori di Roma e Milano- La razionalizzazione della spesa strutturale di Casagit, a partire dai costi gestionali della “tripla” struttura Ente Mutua-Fondazione-Società di servizi e della sua tripla governance- La valutazione di come ripartire le responsabilità di gestionedella Cassa Mutua, anche prendendo in considerazione l’ipotesi di affidare il vertice dell’ente a un manager professionista di grande esperienza nel campo sanitario/assicurativo che risponda a un consiglio di amministrazione “leggero” eletto dai giornalisti e il cui ruolo sia quello di indirizzo politico e di controllo.

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